
di Vincenzo Coli
Tutti sanno che il cibo, quello buono, modalità gourmet, va d'accordo col delitto d'annata. I grandi investigatori della letteratura gialla, o noir, sono intenditori di cucina, gastronomi appassionati e sovente sbafatori compulsivi. Il commissario Montalbano di Andrea Camilleri, quando non riesce a venire a capo di un caso, si accomoda al suo tavolo da Enzo a Mare, ordina pasta con le sarde e alici con cipolle e aceto e ci pensa su, da nulla distratto perché, come tutti sanno, seppure in compagnia, al ristorante lui apre bocca solo per mangiare, la conversazione sta a zero. Regola che vale anche tra le mura domestiche, quando ospita la sua Livia oppure qualche femmina intrigante, e allora estrae dal frigo il pescespada in umido lasciatogli dalla meravigliosa Adelina, e solo dopo l'ultimo boccone e un bicchiere di Cerasuolo di Vittoria finalmente Salvo si rilassa, e fa il fidanzato come si deve. Oppure il finto lumacone, perché lui è uno quasi fedele, mai fidarsi delle donne che accettano un invito a cena, lo fanno per crearsi un alibi, macari.
Intanto a Barcellona, nella sua casa sulla collina di Vallvidrera, il detective Pepe Carvalho di Vasquez Montalban gusta baccalà con patate o uovo alle polpette di seppie e gamberi o trippa con fagioli bianchi, il meglio del repertorio vantato dal fido assistente Biscuter, e intanto pensa a chissà quale delitto irrisolto e a come sarebbe bello avere accanto il corpo caldo di Charo, e per consolarsi ha già adocchiato il libro da bruciare nel caminetto, come vuole il suo rituale del dopocena.
Nello stesso momento è ora di pranzo dall'altra parte dell'oceano, e nella sua vecchia casa d'arenaria sulla 35a strada di New York, il bizzarro goloso Nero Wolfe di Rex Stout si compiace di stupire i suoi invitati – lui, si sa, non accetta mai inviti perché non può lasciare sole le sue orchidee - con l'oca farcita e le omelette ai funghi e mandorle preparate dal suo cuoco svizzero Fritz ; tra un po', servito il caffè, si divertirà a inchiodare ai suoi argomenti inoppugnabili uno dei commensali, che ovviamente è l'assassino.
Le magioni altrui frequenta volentieri, invece, il grande investigatore Hercule Poirot di Agatha Christie, che davanti a uno stufato e a una composta di mele sente ruotare meglio le sue celluline grigie ("peccato che non possa mettermi a tavola più di tre volte al giorno”, sospira spesso), ma è costretto a limitarsi per non ingrassare troppo, e in vista del gran finale preferisce convocare i soliti sospetti in salotto, nel pomeriggio, i drink serviti nel vassoio, prima di puntare il dito su chi sa lui.
Gli inviti a cena con delitto sono sempre gustosi, e sul nome dell'omicida si può discutere. L'unica cosa certa è che gli investigatori amano le buone ricette ma ai fornelli non ci stanno un minuto, si fanno sempre servire. Riservano fantasia ed energie a risolvere i rebus e ci riescono sempre, sulla carta. Nella realtà, gli inquirenti italiani saranno pure buoni cuochi, ma, di media, su due assassini ne acchiappano lo 0,8.