
L'economia mondiale è cambiata. La sua supremazia sulla politica ha spazzato via il tessuto sociale tradizionale ed impone nuove logiche e nuovi ragionamenti. Alla luce degli impellenti equilibri planetari che richiedono velocità d'azione, perché globalizzazione significa soprattutto estensione e approfondimento dei mercati, non sarà facile “reggere” nei paesi in via di sviluppo, nelle aree territoriali periferiche e “svantaggiate” poiché, per poter cogliere le opportunità offerte dal mercato, bisognerà avere a disposizione infrastrutture materiali: strade, porti e ferrovie; immateriali: reti di telecomunicazioni, formazione professionale, offerta formativa e istituzioni economiche, di credito ed assicurative.
Anche la produzione tradizionale ed il sistema del commercio agricolo, analizzando quanto ci riguarda da vicino, è cambiato. Stiamo assistendo ad un aumento senza precedenti del valore degli scambi, da commodities largamente indifferenziate verso beni agro-alimentari ad alto contenuto di valore aggiunto. In agricoltura le forze che guidano la globalizzazione, sembrano minare il tradizionale ruolo di “motore della crescita”; essa è negativa per le “antiche produzioni” che si sviluppano con tecniche tramandate da “padre in figlio” ed è estremamente positiva per alcuni paesi “emergenti”, adottando politiche di sviluppo specifiche per il contesto in cui esse sono applicate e sufficientemente flessibili da evolversi con il cambiamento del sistema socio-economico. Quanto più i costi di produzione sono bassi tanto più i capitali vengono delocalizzati, è sufficiente che la manodopera “costi meno”.
A Sud dell'Europa Meridia ci troviamo esposti a logiche avverse ai PSV, deficitari al cospetto della liberalizzazione dei mercati. Ed ecco perché si avvertono in maniera aggressiva i tentativi di penetrazione delle multinazionali del profitto, che attraverso azioni di devastazione tentato di sfruttare il proprio potere di mercato.
In provincia di Lecce il tentativo, per il momento, è stato fermato dalla Procura della Repubblica e non ha avuto successo, per una serie di motivi. Anzitutto, il territorio già possedeva le necessarie conoscenze per condurre attività di ricerca e sviluppo in campo biotecnologico a tal punto che l'hanno indotto ad alzare una serie di muri di autodifesa dell'ecosistema e delle varietà autoctone. Ora, se queste verranno debitamente difese da una buona politica regionale, potranno esercitare una concorrenza molto efficace al sistema che le multinazionali del profitto avanzano. La difesa delle produzioni consisterà nelle “specificità”, nella “genuinità del prodotto” e nella qualità che per abbattere i costi del mercato dovrà essere a “KM ZERO”.
Il Moscato Passito di Novoli (Le), la cui produzione ci si augura possa riprendere al più presto - il processo di tutela della pianta è già stato avviato - è tipico di quel territorio e di quelle condizioni uniche nel suo genere, in quanto prodotto in una zona paludosa e carica di zuccheri come la Valle della Cupa. Non potrà temere concorrenza, essendo composto da caratteristiche organolettiche differenti dagli altri - altrettanto rinomati - passiti di uve moscato anche a livello mondiale.
Tuttavia, gli enti locali, hanno necessità di dotarsi di strumenti che si basino su due aspetti fondamentali: competenza e velocità d'azione. Come ampiamente articolato, globalizzazione e competitività sono le grandi sfide che il mondo del vino italiano è chiamato ad affrontare con adeguati strumenti e rinnovata energia, se vorrà mantenere il suo ruolo strategico sia in campo economico sia in quello ambientale, sociale e culturale.
L'associazione Citta del Vino ha tutti gli strumenti utili per diventare incisiva ed operare nelle aree svantaggiate del Sud Italia. Ad esempio, per assottigliare il gap infrastrutturale materiale (strade, porti e ferrovie), di straordinaria importanza è il Piano Regolatore delle Città del Vino. Ragionando in termini di macroarea, una vasta estensione territoriale delimitata dall'Unione di Comuni, estesa ad uno o più Gal che coincidano con un consorzio facenti capo ad una o più DOC o DOCG, si potrebbe immaginare – ma non più di tanto – l'Associazione al centro di un percorso virtuoso, dove i suoi tecnici ed esperti saranno partners a sostegno di progetti urbani ed extraurbani, collegandoli con l'architettura rurale nell'arco di uno spazio ben definito, in difesa dell'ambiente e del paesaggio. Partendo dal dato reale ed una nuova progettualità, si potranno incanalare in un sistema di rete, i percorsi ciclo turistici, volti alla caratterizzazione culturale delle specificità del posto, per il rilancio della vocazione turistica e ricettiva di assoluta qualità, dalla valorizzazione dell'arte, ai beni archeologici, dalla letteratura all'editoria.
Da un punto di vista del gap infrastrutturale immateriale, l'Associazione attraverso Recevin (Rete Europea delle Città del Vino) potrà mettere in contatto con una semplice App, gli associati in un circuito di comunicazione veloce, il cui obiettivo potrà essere proprio l'affermazione delle identità socio-culturali, patrimoniali, economiche e sociali dei soggetti coinvolti e legati alla produzione del vino di qualità.
Attraverso le forti competenze interne l'associazione potrà fornire sostegno sul piano dell'offerta formativa, sia al personale dei Comuni, sopperendo anche all'impossibilità delle pubbliche amministrazioni di assumere e quindi di investire su risorse umane qualificate e formate, al passo con i tempi e collegate con piani di sostegno e rilancio dell'agricoltura locale. Solo formando il “cittadino europeo” sotto il profilo sociale, professionale ed economico, le Istituzioni a più livelli, potranno avviare iniziative di cooperazione, impegnandosi per una politica comunitaria in difesa dell'agricoltura di qualità e valorizzando le specificità dei territori che è poi riassunta nella “Carta della Qualità delle Città del Vino”, attraverso la quale, a sua volta, vengono individuati dieci requisiti che fanno di una Città del vino, una città speciale e diversa dalle altre.
L'Associazione, attraverso CiVin, agenzia di servizi, potrà rappresentare un braccio operativo nell'erogare consulenza di vario tipo per le aziende del territorio, di accesso al credito erogato dalla BEI e con le strutture europee e di sviluppo.
Ho inteso valorizzare, qualora ce ne fosse bisogno, i punti di forza. Evidenziare, una politica strategica utile a celebrare, con forza e convinzione, le nostre 30 primavere il 21 marzo 2017.
Il 2016-17 deve essere il nostro anno. L'anno dell'assestamento e del rilancio di un'azione forte ed incisiva. Bisogna credere, fortemente credere e volere, nelle proprie possibilità e potenzialità, che ci sono per far sì che esse siano opportunità per tutti i nostri associati.
Giovanni De Luca
Presidente del Consiglio Comunale di Novoli – Sede di Coordinamento Regionale Puglia